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Presentazione del critico Santino Spartà

Il percorso segnico di Ivan Toller

Penso che Mathieu non si sarebbe rifiutato di essere "padrino" stilistico di Ivan Toller, per avere liberato la pittura, specie la più recente, da qualsiasi riferimento diretto alla natura e per non essere stato sedotto dal tradizionale fascino della bellezza.

Ormai l'artista si è votato alla metodologia della creazione pura.

Ha evitato, per un brivido interiore, di captare la teoria aristotelica, secondo la quale, l'arte è una imitazione della natura, pur nell'astrazione e nell'avvolgimento lirico.

Si affilia esteticamente a quel genere di pittura "strutturale", dove il segno si propone come motivo dominante.

Sotto il risvolto fenomenico, l'atto di dipingere di Ivan Toller si snoda attraverso la celerità esecutiva, si astiene dalla premeditazione di forme e gesti, intuisce la necessità di un continuo privilegiare la concentrazione.

A rigor di termini, si trasforma in terapia etica, che lievita moralmente le norme dell'agire personale.

L'artista evidenzia una volontà grafica; rifiuta ogni preferenza di masse colorate; viene spinto ad impiegare segni, che resteranno immuni da ogni precisazione concettuale e da ogni rapporto "figurale" e simbolico; non sconfina in realizzazioni statiche ed ornamentali.

Difatti le linee colorate che si intersecano, si inseguono, si innalzano, generano un movimento atemporale di sensazioni, tramite anche l'immediatezza antitetica dei toni caldi-freddi.

La tavolozza, usata calligraficamente e nella sua varietà timbrica, non intende perpetuare il devozionismo oleografico di un godimento estetico, ma si dispone a sussurrare con riservatezza, l'alternarsi degli stati d'animo dell'artista.

Ivan Toller riesce a distillare la sicura essenzialità della linea, a rimanere fedele, al di fuori di ogni irrazionalità, alle proprie caratteristiche formali, pur perfezionandole con progressiva tenacia tecnica.

Il tessuto formativo sembra illusionisticamente staccarsi dallo "sfondo" della materia trattata, per ritmare l'idea creatrice in un susseguirsi di ovali, di modulazioni, di spirali, di attorcigliamenti, che rendono dinamica l'ineluttabile monotonia del tempo.

Con questo dettato stilistico, Ivan Toller sa dissolvere la figura da ogni risvolto naturalistico o contorno concreto, per essenzializzarla in tracciati curvilinei con tinte stringate di colore, che evitando di sfiorare certe forme di "tachismo", sintetizzano l'intelaiatura spaziale.

L'artista affida, traendola dalla genuinità dell'inconscio, tutta la carica del proprio spessore esistenziale senza però ripiegarsi pietisticamente in un virtuosismo psicologico o in un biografismo di comodo.

In tal modo, il suo incedere pittorico si candida con umiltà laica, che ispira apprezzamenti, a traslitterarsi in dignitosa ipotesi di universalismo "segnico".

Allora Ivan Toller, avendo svincolato la processione quotidiana dalla soggettività, avendola espressa in trasparenze filiformi, non si è smarrito in grovigli sterili e non si è stemperato in decorativismi cromatici, ma ha trovato sopratutto la ragione di essere uomo e artista.

L'articolazione dell'artista, sfuggendo alla seducente ambiguità di violenze informali, si presenta come conquista sofferta e come distacco da ogni romantica atmosfera.

Ivan Toller con il proprio grafismo, netto e ben definito, pur imbattendosi nelle analogie di altri pittori, si può considerare artista autonomo e positivamente avviato.

Santino Spartà

Roma, 6 maggio 1997.

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